Wired | Le startup italiane cercano fortuna a Parigi
Parigi – Le startup italiane arrivano nella capitale francese. A portarle oltralpe è Smau 2023, la fiera milanese dell’innovazione. Il luogo è Station F, principale incubatore di Parigi e tra i più grandi al mondo. Storie di innovazione che cercano capitali e le entrature internazionali per “scalare” il mercato. Come quella della milanese Dico Technologies, che ha sviluppato un sistema che consente ai pazienti in terapia intensiva di comunicare con il personale sanitario tramite un sensore collegato a una mano. Il problema, racconta a Wired il cofondatore e amministratore delegato Aldo Padova, è emerso durante il biennio pandemico, quando le unità di terapia intensiva si sono riempite oltremisura.
Storie di startup
“I malati intubati sperimentano grandi difficoltà di comunicazione – afferma Padova -. Sono coscienti, vigili, ma non hanno la possibilità di esprimersi”. La soluzione? “Poniamo un sensore di movimento sulla mano del paziente e lo colleghiamo a un tablet: piccoli spostamenti dell’arto muovono un puntatore e lo posizionano su una serie di icone che rappresentano i bisogni più comuni: rifare il letto, essere girati, richiedere assistenza”, spiega il fondatore. Per necessità più complesse, a video appare una tastiera tramite cui è possibile scrivere un messaggio. Il centro di controllo è ubicato nell’infermeria, dove il personale può monitorare quanto accade in sala tramite una dashboard. Il sistema, pensato dal cofondatore Giacomo Bellani, docente di Anestesia e area critica e profondo conoscitore dei reparti, è già stato sperimentato con successo all’ospedale di Magenta. L’azienda è stata fondata nel 2021 e al momento, afferma Padova, ha ricevuto investimenti da una compagine di “family, fools and friends“, un classico delle startup.
Farm4trade, invece, è nata in Abruzzo per applicare una robusta dose di tecnologia nel settore degli allevamenti, dalla crescita fino alla macellazione. L’azienda ha sviluppato una piattaforma proprietaria legata a un sistema di riconoscimento biometrico dei bovini, che può contribuire alla creazione di un’anagrafe regionale e nazionale degli animali.
“Usiamo telecamere collegate che sono in grado di analizzare le carcasse e gli organi – spiega il fondatore Andrea Capobianco Dondona – valutando la presenza o assenza di lesioni, quantificandole e rendendo i dati disponibili. In questa maniera valutiamo la presenza di patologie legate alla salubrità dell’allevamento, con l’obiettivo di migliorare le pratiche aziendali”. Lesioni che comprendono, per esempio, il morsicamento della coda, frequente quando gli animali vengono costretti in spazi troppo piccoli. O problematiche legate al trasporto, che deve avvenire entro precisi standard, assicurando che i capi non sbattano contro le pareti dei mezzi. Tante le inferenze possibili: “Anche il miglioramento improvviso delle condizioni può essere legato a una gestione non corretta del bestiame, perché potenzialmente indicativo di un ricorso massiccio ad antibiotici” prosegue l’imprenditore. Un sistema di lettura dei tatuaggi apposti sui capi consente di riconoscerne la provenienza, e può essere impiegato dalle aziende legate a particolari territori, come quelle che producono prosciutto.
Tra le idee interessanti viste tra gli stand, la laziale Beaware, che semplifica le procedure burocratiche necessarie allo smaltimento dei rifiuti industriali “contribuendo ad automatizzare la gestione della complessa documentazione richiesta dalla legge” spiega Giorgia Leonardi, ingegnere e fondatrice. Dal 2024, aggiunge, la digitalizzazione sarà obbligatoria. La ferrarese Smace seleziona spazi di lavoro condiviso da proporre al bisogno ad aziende alle prese con lo smart working. Ngv Powertrain progetta motori innovativi basati su idrogeno e biocarburanti modificando i noti propulsori diesel, e lo fa a Reggio, nella motor valley dell’Emilia Romagna.
Un ponte sopra le Alpi
“La verità? Alla fine italiani e francesi si piacciono”, chiosa Valentina Sorgato, amministratrice delegata di Smau, diventata la figura chiave del percorso che ha portato una fiera nata sessant’anni fa, al tempo delle macchine da scrivere, nell’epoca della digitalizzazione. Il percorso di internazionalizzazione avviato nel 2015 comprende tour a Berlino, Londra, Parigi e, da quest’anno, San Francisco. Col tempo, alle delegazioni degli imprenditori si sono aggiunte le grandi aziende. A Parigi c’erano A2A, Snam, Eni, Ferrovie Nord, Intesa, assieme alle delegazioni di regioni come Lazio, Emilia-Romagna, Abruzzo, Campania. “La svolta si è avuta dopo il Covid, quando ci si è resi conto che la soluzione a problemi urgenti poteva arrivare proprio dalle startup”. Ma le grandi realtà, spiega, “partecipano anche perché hanno interesse a confrontarsi con controparti internazionali come l’Oréal, Total, Orange, creando relazioni che poi verranno consolidate nel corso dell’appuntamento milanese di ottobre”.
Perché Parigi? “L’ecosistema della capitale francese, con una rete di oltre 400 tra incubatori, innovation labs e spazi di coworking, è da tempo un punto di riferimento per le startup internazionali, organizzato in numerosi cluster che vanno dalla cosmetica, all’high-tech, dalla medicina all’aerospazio, dalla trasformazione digitale alle smart cities – afferma Luigi Ferrelli, direttore della sede parigina dell’Italian trade agency (Ice), agenzia governativa per la promozione dell’industria nazionale -. In questo contesto, Ice Parigi ha attivato uno specifico desk dedicato all’innovazione, per favorire l’internazionalizzazione delle startup italiane, aumentandone la visibilità e l’attrattività presso operatori francesi, oltre a fornire supporto ad iniziative importanti come Smau Italia RestartsUp.”
La politica ha provato a spianare la strada. “La cooperazione tecnologica tra Italia e Francia – spiega l’ambasciatrice Emanuela D’Alessandro – è stata sugellata dal Trattato del Quirinale, siglato a novembre 2021 ed entrato in vigore pochi mesi fa. C’è una sezione dedicata specificamente alla collaborazione in politica industriale, che si concentrerà su intelligenza artificiale, 5G, 6G, tecnologie quantistiche, industria culturale e creativa” afferma D’Alessandro.
Le affinità tra i due paesi non mancano. “Il mercato, per esempio, si è dimostrato più simile di quanto ci aspettassimo – riprende Sorgato -. Ma anche i modelli organizzativi, la scala delle aziende, sono paragonabili: per fare un esempio, in Germania le società sono mediamente molto più grandi”. Marwan Elfitess, a capo dell’innovazione di Station F, è ottimista sulle prospettive dell’Italia: “Regno Unito e Germania stanno facendo bene nell’ambito dell’innovazione, ma voi italiani state arrivando – dice a Wired -. Pensiamo al fintech e ai due unicorni dello scorso anno, Satispay e ScalaPay. L’Italia ha lo stesso potenziale della Francia: se riesce a mettere in piedi l’ecosistema giusto e a rendere disponibili i capitali, crescerà in maniera esponenziale”.
Le differenze
Sono 21mila le startup in Francia con 650mila impiegati, 577 investitori venture capital e circa 5.500 investitori corporate. Dal punto di vista delle città, Parigi rappresenta il più grande ecosistema del paese con un valore economico pari a 89 millardi di dollari; seguono Lille (7 miliardi), Lione (5,5) e Marsiglia (2,7). Proprio queste cifre segnano la differenza con l’Italia. “In Francia è tutto molto centralizzato. L’85% circa del fundraising è concentrato nella zona della capitale – riprende Elfitess -. In Italia c’è più diversità: non c’è solo Milano, ma anche Torino e altre realtà”. Sorgato conferma: “Da noi non si registra questo tipo di concentrazione. Se il lato positivo che ne deriva è che molti territori possono ritagliarsi un ruolo e una specializzazione propri, il rovescio della medaglia è che quando si esce dai confini si tende a presentarsi in maniera autonoma. Ed è un errore: non si può andare alle grandi fiere internazionali con microstan”. Si rischia di non essere visti. Per competere, afferma la manager, “serve più potenza di fuoco”. E qualche accorgimento di marketing. “Niente campanilismi: oltreconfine conoscono più che altro il brand Italia. Presentarsi a nome di una singola regione non paga”.
Riguardo alle tendenze per il futuro, la chiosa è di Elfitess, seduto su un osservatorio ben posizionato come quello di Station F: “Il 36% delle nuove startup che abbiamo accolto nell’acceleratore operano nel greentech, e sono convinto che vedremo presto degli unicorni nel campo. Poi c’è il quantum computing: l’Europa ha perso il treno anni fa, ma oggi tutti sono consapevoli che dobbiamo essere forti in quel settore”. Macron si è già mosso, come vi avevamo raccontato a giugno: in Francia c’è Pasqal (oltre cento milioni di funding), ma è nata anche Quandela, ormai scaleup, specializzata nella fotonica quantistica e cofondata dal brianzolo Niccolò Somaschi.
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