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Il Sole 24 Ore | Dal catamarano-ufficio al resort in quota, SMACE reinventa il lavoro agile

La soluzione più ardita è un catamarano-ufficio per lavorare in mare con postazioni ergonomiche, segnale wi-fi perfetto e quattro cabine a disposizione di 8 professionisti, più lo staff a bordo, che questa estate porterà gli smartworkers al lavoro tra la costiera amalfitana e le isole pontine. Ma la startup ferrarese SMACE ha altre 200 strutture selezionate già in catalogo, dalla villa in campagna al resort in quota, ed è alla ricerca costante di nuove proposte che la aiutino a ridisegnare il futuro del lavoro, non più confinato in un luogo fisico fisso ma diffuso, flessibile e ibrido in location finora riservate ai nomadi digitali o ai vacanzieri. Il progetto è racchiuso nel nome stesso di questa newco incubata in pieno Covid da due amici, Andrea Droghetti e Marta Romero: SMACE è la cucitura delle prime e delle ultime lettere della frase “smart working in smart place”.

«Era l’estate del 2020 e come altri professionisti io e Andrea – racconta la cofondatrice Marta Romero – abbiamo iniziato a lavorare da remoto in luoghi bellissimi sfruttando il periodo di lock down aziendale a Milano. Io dipendente di un big della consulenza e lui un project manager. L’idea di SMACE è nata in Liguria, da una riflessione comune sui benefici che avevamo noi per primi per il fatto di lavorare con un laptop e il telefono in posti che nulla hanno a che fare con il classico ufficio. Eravamo persone più felici, potevamo utilizzare meglio il nostro tempo libero, andare al mare finito il lavoro, fare più sport, mangiare più sano, visitare posti nuovi. Con benefici sia per le aziende, che sono più produttive avendo lavoratori entusiasti, sia per i territori, perché si porta indotto fuori dai centri del business, in località e a strutture ricettive che riescono a destagionalizzare gli arrivi».

La partenza vera e propria di SMACE è avvenuta nell’estate 2021, dopo un anno di incubazione tra pitch con investitori e clienti e la costituzione formale della Srl, che oggi conta dieci dipendenti full time con il target di 13 a regime e punta al milione di euro di fatturato quest’anno, dopo i 360mila euro del 2022. «Tra febbraio e luglio 2021 abbiamo lasciato entrambi il nostro posto di lavoro sicuro per dedicarci a tempo pieno alla newco e cominciamo ora a raccogliere i risultati dei nostri investimenti – continua la fondatrice di SMACE, che ha vinto il bando Smart Money di Invitalia ed è stata selezionata da ITA-Italian Trade Agency per la terza edizione del Global Startup Program –. Non lavoriamo con singoli clienti, solo con aziende, ma siamo partiti pensando a un utilizzo individuale, offrendo proposte a misura di singolo collaboratore in smart working, e invece abbiamo scoperto che il servizio che piace di più alle imprese è il “work retreat” per i team aziendali».

SMACE sta quindi calibrando il portafoglio di workstation in luoghi ameni con dimensioni e requisiti superiori per ospitare gruppi aziendali da 6 persone in su, che vanno in “ritiro lavorativo” insieme, recuperando così relazioni sociali, spirito di squadra e cultura aziendale, tutti aspetti che rischiano di sfilacciarsi in era di “home working”. «È un benefit che le aziende possono giocarsi per attrarre talenti, concedendo ai propri collaboratori sia di lavorare da casa sia periodi di “ufficio” in presenza con i colleghi, ma in luoghi belli. L’azienda compila un form online specificando le esigenze e noi organizziamo tutto, non solo l’affitto dello spazio-ufficio. Siamo il system integrator unico di servizi come transfer, pasti, attività di team building e di intrattenimento. Con una logica diversa dall’industria del turismo per grandi gruppi aziendali (il cosiddetto Mice-Meetings, incentives, conferences and exhibitions, ndr), perché non proponiamo un diversivo rispetto all’attività lavorativa, bensì abilitiamo esperienze di lavoro in luoghi con i giusti requisiti».

Tra i clienti Smace ha già all’attivo multinazionali come Amazon, Alibaba, EY, una cinquantina di Pmi e più ha già portato più di 2.500 lavoratori da tutta Europa in “smart places” italiani. «Il prossimo passo sarà allargare la nostra offerta di strutture e servizi al di fuori dei confini, nel Sud del Mediterraneo, per portare team italiani all’estero e poi sbarcare negli Usa», conclude Romero.

Articolo di Ilaria Vesentini per Il Sole 24 Ore. Link all’articolo.

Corporate Wellbeing & SMACE4Team

Il benessere delle risorse fa bene all’azienda

Retribuzione, orario di lavoro, organizzazione e condizioni, conciliazione tra vita professionale e vita personale, non discriminazione e protezione di collaboratori e collaboratrici dalle molestie e dalla violenza sul lavoro, sono elementi chiave da tenere a mente quando si parla di corporate wellbeing.

Tu, come giudicheresti le condizioni di lavoro in Italia?

Noi, personalmente, siamo molto legati al benessere di lavoratori e lavoratrici e per questo crediamo, come abbiamo ripetuto più volte, nel potere del lavoro agile.

Corporate Wellbeing

Non volendo esprimere direttamente un nostro parere, vogliamo portarvi a riflettere.

Le aziende che stanno lavorando per mettere in piedi un progetto di corporate wellbeing, sono in aumento. Tanto che oggi si può parlare di una tendenza in crescita.

Ma cos’è, esattamente, il corporate wellbeing?

Forse, è meglio chiedersi a cosa serva.

Tramite questi programmi, si va direttamente a lavorare sulla promozione e sul miglioramento della salute e del benessere di ogni risorsa di un’impresa.

Questo, inevitabilmente, aumenta la produttività e l’efficienza per l’azienda.

È indubbio, quindi, che possa essere considerata anche (ma naturalmente non solo) una scelta strategica di business. 

Smart Working

In quest’ottica, il punto focale per ottenere risultati è incentrarsi sulle persone e sui loro bisogni.

Un esempio plateale e sicuramente molto attuale è lo sviluppo di forme di lavoro ibrido. Soluzioni, oggigiorno, molto richieste e necessarie per il reclutamento. E, certamente, con molteplici benefici, come ne abbiamo discusso qui.

Non gira, però, tutt’intorno allo smart working.

Ci sono realtà in cui è obbligatorio andare 5 giorni su 5 in ufficio, o quasi. Inoltre, non è detto che lavorare in totale autonomia e online, sia la soluzione migliore per tutti. Ci sono, infatti, casi di tecnostress e overworking.

Ultimo ma non ultimo, molti team sono stati modificati, aggiornati e nuove assunzioni hanno preso piede.

Questo, inevitabilmente, porta ad un nuovo bisogno: aumentare la coesione dei gruppi di lavoro.

SMACE4Team

Da qui nasce l’idea di SMACE4Team: un retreat aziendale nelle località più belle d’Italia (ville, relais, agriturismi ecc.). Perfetta occasione per lavorare su coesione, fiducia, spirito di squadra, coinvolgimento, rispetto ed engagement verso l’organizzazione.

Durante uno SMACE4Team, infatti, si avrà modo di sperimentare diversi momenti: meeting aziendali, seguire dei corsi di cucina et similia in gruppo, partecipare a delle esperienze come una partita di paintball o una lezione di yoga, condividere gli spazi comuni in una villa, doversi organizzare con i pasti ecc… Sono tutte attività che, messe all’interno di una stessa ricetta, rendono il gruppo coeso e forte.

Inoltre, SMACE collabora con delle figure professionali che possono far svolgere al team delle attività pensate ad hoc per lavorare sulla fiducia, sulla conoscenza degli altri e tanto altro.

Concludiamo con una massima: la crescita dell’azienda passa per il benessere di chi la vive.

E tu, cosa ne pensi?

Faccelo sapere nei commenti!

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Workation: lavorare connesso/a da dove vuoi.

Workation: lavorare connesso da dove vuoi

L’estate è ormai arrivata e con essa la gran voglia di andare in vacanza e scappare dalla città. Nessuno di noi, però, ha ferie tutta l’estate e questo potrebbe essere demoralizzante. Ma se ti dicessimo che esiste una soluzione? Workation, neologismo tra work (lavoro) e vacation (vacanza), è la risposta.

Tale fenomeno ti permette di soggiornare nella località che preferisci e lavorare connesso da dove vuoi. È chiaramente una sfumatura dello smart working che, a differenza del remote working – come abbiamo spiegato qui, non ha limitazioni sul dove e quando connettersi.

Anche questa modalità di lavoro nasce da esigenze emerse durante la pandemia. Non appena è stato possibile viaggiare e spostarsi tra regioni, molte persone, constatato che lavorare da remoto era una necessità ben delineata, hanno provato a testare località diverse per rilassarsi e uscire dalla quotidianità, ed hanno dato via all’ondata di lavoratori che si connettono da luoghi di vacanza. Da qui ne deriva ovviamente la necessità di coniare una definizione e, di conseguenza, parliamo di workation.

Che sia al mare, lago o montagna, puoi andare in workation dove vuoi. L’organizzazione è molto semplice: ci pensa SMACE. Grazie a SMACE partire in workation è infatti facilissimo.

Accedendo al nostro portfolio puoi sfogliare numerose location e soluzioni pensate su misura per un te. Ovunque sceglierai di andare e di prenotare la tua esperienza, la workability è garantita e verificata: wi-fi, postazioni ergonomiche, zone tranquille dove poter lavorare ecc. Ciliegina sulla torta: pensiamo anche al tuo benessere quando spegni il laptop. Degustazioni, escursioni e molte altre attività per rilassare e ricaricare la tua mente e il tuo corpo.

Noi di SMACE, come detto più volte, ovviamente lavoriamo tutti in smart working e la workation è una soluzione che adoriamo (soprattutto con questo caldo).

Perché? Ti rispondiamo invitandoti a chiudere gli occhi e usare l’immaginazione.

Ti svegli la mattina nell’appartamento (o villa, o agriturismo) che hai scelto per questo soggiorno, senti il rumore dei gabbiani, l’infrangersi delle onde sulla spiaggia e il buon umore è assicurato. Indossi il costume, vai a farti un tuffo in mare e poi colazione con i piedi nella sabbia. Se hai riunioni ti ricomponi e torni a casa o vai dove ritieni di essere più concentrat*, altrimenti ti metti al bar della spiaggia, e lavori. Tranquill*.

A fine giornata, chiudi il laptop, fai un aperitivo guardando il tramonto e dimentichi in un attimo lo stress del lavoro.

Che poi, quale stress che stai lavorando in una condizione paradisiaca? 🙂

Ora, dobbiamo ancora dirti perché crediamo nella workation? Cosa aspetti a prenotare?

Raccontaci nei commenti la tua esperienza di workation, siamo curiosi!

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Lavorare in smart working dai borghi più belli d’Italia

Luoghi incantevoli da riscoprire e ripopolare

Ciao Smacers!

L’Italia è una nazione dalle mille potenzialità. Ha un ventaglio culturale e ambientale da invidiare. Le grandi città e le zone limitrofe sono ricche di opportunità e soluzioni dove lavorare, ma avete mai pensato ai borghi?

Se dal lato lavorativo il trend del 2022 è lo smart working, da quello territoriale è invece la rivitalizzazione dei borghi.

er rendere l’idea della virtualità del nostro territorio, solamente nel network de I Borghi più belli d’Italia se ne contano 328.

SMACE crede nel loro potenziale. Non li vediamo sole come luoghi preziosi da ripopolare con il coinvolgimento della comunità locale ma anche come nuove sedi di lavoro diffuse. Inoltre, sono perfetti per esperienze autentiche, eventi e networking tra professionisti. Abbiamo a cuore la rivitalizzazione del territorio, nasciamo con questo obiettivo. Non possiamo non credere che anche i borghi possano essere l’ambiente perfetto dove collegarsi con il proprio pc.

I benefici dello smart working, come vi abbiamo raccontato qui, sono molteplici. Ricordiamone solo alcuni: miglioramento della produttività de* collaborator*, della work-life balance ed un aumento della motivazione e della soddisfazione personale. Molti però, intendono lo smart working come remote working e per questo vengono individuati facilmente anche dei riscontri negativi, come l’over working e il techno stress. Inoltre, sempre andando ad osservare gli aspetti sfavorevoli, alcuni si lamentano della mancanza di compagnia e di giornate trascorse in maniera più noiosa.

Lavorare in smart working, invece, dà la possibilità di connettersi dalle destinazioni che si preferiscono: non per forza da casa ma da località limitrofe, ben collegate alle grandi città e che offrono delle esperienze piacevoli per spezzare la routine. In quest’ottica ovviamente i borghi sono un’ottima soluzione.

L’idea di utilizzare lo smart working per riscoprire e rivitalizzare i centri meno popolosi può essere uno strumento con importanti benefici. Quando un* smart worker si sposta, spesso lo fa accompagnat* dalla propria famiglia; viene quindi da pensare a nuovi lavori, scuole, attività pomeridiane ecc. Tutto ciò dà la grande opportunità a comuni di innovare e lavorare sui propri servizi. Esiste quindi la reale possibilità di (ri)distribuire l’economia del nostro territorio.

Ultimo ma non per importanza, un aspetto che vale la pena mettere in luce, è che gli smart worker, spostandosi nelle aree interne portano con sé know-how alla comunità in termini di competenze professionali e networking.

Noi crediamo tantissimo nello smart working nei borghi e qui puoi approfondire l’argomento. Tu, invece, cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!

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Great resignation: cosa e perché.

Due parole chiave: flessibilità e smart working.

Ciao Smacers!

Partiamo dalle basi: sapete cos’è la great resignation? Secondo noi sì. Il tema di base è molto semplice da individuare e di conseguenza anche il problema. Si deduce, infatti, dal nome che si tratta di un fenomeno economico in cui una grande quantità di collaboratorə, in massa, si dimettono volontariamente dal proprio lavoro.

Essendo un fenomeno insolito, per quanto ripetitivo nel ciclo economico, questo tema è stato protagonista di testate, telegiornali e radiogiornali nelle ultime settimane.

Secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana Direzione Personale (AIDP) le dimissioni volontarie tra i giovani coinvolgono il 60% delle aziende italiane. I settori più toccati sono quello Informatico e Digitale (32%), Produzione (28%) e Marketing e Commerciale (27%). Parliamo di giovani perché dai dati emerge che l’età di chi si dimette è compresa tra i 26 e 35 anni. Interessante è notare che, lo scenario di great resignation è strettamente collegato ad una corrente di pensiero caratteristica della generazione dei Millennial. Il New York Times la definisce “YOLO Economy”, acronimo di “you only live once”. Andando a identificare un approccio nel prendere le decisioni in modo coraggioso, senza il temerne le conseguenze.

Per farvi comprendere l’entità della questione, basti pensare che solamente a Milano, come leggiamo dall’articolo de Il Corriere della Sera del 22.05.22 (link), il numero di dimessi nel 2021 è di 180mila persone (il 30% in più rispetto al 2020).

Da uno studio dell’IBM Institute for Business Value (IBV) che ha coinvolto circa 14mila lavoratoriə in tutto il mondo, si delineano differenti ragioni. Tra le più indicate ci sono la necessità di lavorare in una realtà più flessibile (32%) e il desiderio di raggiungere incarichi più mirati e soddisfacenti (27%). D’altro canto, ciò a cui si pone attenzione nella scelta di un nuovo incarico, sono l’equilibrio tra vita privata e lavoro (51%) e l’opportunità di avanzamento di carriera (43%).

A riprova di quanto appena riportato, anche Randstad ha svolto uno studio coinvolgendo oltre 190mila collaboratorə in tutto il mondo. Ne emerge che, in Italia, la motivazione principale che spinge a cambiare lavoro o a cercarne uno nuovo, sia la flessibilità che permetta di gestire in libertà il proprio tempo raggiungendo un giusto equilibrio tra vita privata e lavoro.

È evidente come, in un momento storico come questo, aziende e manager abbiano una sola opzione. Ascoltare le persone, cercare di capirne i bisogni ed essere aperti all’innovazione. In questa fase rimane a galla solo chi è pienamente consapevole di cosa comporta la great resignation, adattandosi e ingegnandosi di fronte alle nuove necessità.

Seguendo questa giusta strada, sono tante le realtà italiane (e non) che si stanno innovando. Come avevamo riportato in un nostro articolo (link), infatti, l’88% delle aziende ha confermato che continuerà a lavorare in smart working e da remoto dopo il 30 giugno. Inoltre, sono sempre di più, le imprese che vanno verso una modalità di full smart working: Ford ed Infojobs sono solo due delle tante.

SMACE è nata con l’obiettivo di permettere alle persone di trovare un equilibrio tra la sfera lavorativa e quella personale. E secondo noi, la soluzione è evolvere lo smart working in  best practice. Proprio con questi propositi SMACE offre un network di soluzioni smart working friendly.

Cerchi un partner per supportare la tua azienda verso il futuro del lavoro? SMACE è qui per te.

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Smart working = benessere? Sì.

Lavorare in smart working ha inevitabilmente dei benefici. Si parla di benessere: lavorativo, psicologico e ambientale.

Ciao Smacers!

Nel 2021, secondo l’INAP (Istituto Nazionale per le Analisi Pubbliche), il numero di lavoratori da remoto ammontava a 7.262.999, rispetto alla stima di 5.37 milioni prevista dall’Osservatorio del Politecnico di Milano. Probabilmente questo dato è destinato solamente a crescere e noi ne saremmo molto felici, ovviamente.

Perché lavorare da remoto? Sicuramente, visti i dati più che positivi, ci sono benefici importanti.

L’Osservatorio Smart Working, nato nel 2012, studia da ormai dieci anni l’evoluzione del modo di lavorare. Oggi, proprio grazie a loro possiamo ben delineare pro (e contro) del lavoro agile.

Dal punto di vista delle aziende, adottare tale modalità, conviene per vari motivi. I più importanti sono sicuramente un miglioramento della produttività dei dipendenti, la riduzione dell’assenteismo e, ovviamente, il calo dei costi per gli spazi fisici. Si può infatti stimare l’incremento di produttività per un lavoratore del 15%.

Tanto quanto per le aziende anche per chi lavora in smart working, i benefici sono considerevoli. Citiamo infatti la riduzione di tempo e costo per il trasferimento, il miglioramento della work-life balance ed un aumento della motivazione e della soddisfazione.

I vantaggi però non riguardano solo le due parti principalmente coinvolte nell’impiego, ma anche un terzo personaggio: l’ambiente, che tutti abbiamo a cuore. Per noi di SMACE essere sostenibili è infatti uno dei requisiti fondamentali; per questo ci siamo impegnati e ci impegniamo, grazie a UP2Y, ad annullare sempre più il già ridotto impatto ambientale che hanno le nostre aziende.

Riduzione delle emissioni di CO2, del traffico e migliore utilizzo dei trasporti pubblici sono solo alcuni dei giovamenti che l’ecosistema ne trae.

“Considerando che in media le persone percorrono circa 40 chilometri per recarsi al lavoro, sempre nell’ipotesi di un giorno a settimana di lavoro da remoto, si potrebbe ottenere un risparmio in termini di emissioni per persona pari a 135 kg CO2 all’anno.

Osservatorio Smart Working

Come tutte le cose belle, c’è sempre da considerare anche l’altra faccia della medaglia. Ci sono, infatti, anche dei riscontri negativi. C’è chi ha sofferto di tecnostress e chi di overworking (dedicare un’elevata quantità di tempo al lavoro trascurando il riposo). Secondo AGI (articolo qui), l’aspetto ritenuto più negativo da tutte le organizzazioni è quello della comunicazione tra colleghi. Risulta peggiorata per il 55% delle grandi imprese, il 44% delle PMI e il 48% delle PA. A fronte rispettivamente del 10%, 9% e 16%, che ne dichiarano un miglioramento.

Di fronte a un problema, nella vita, bisogna sempre rispondere con una soluzione, e noi ce l’abbiamo: SMACE4Team. La soluzione ideale per unire un gruppo, stimolando la creatività, organizzando sessioni di brain storming e di ice breaking.

Sei curioso di saperne di più? Clicca qui.

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Ritorno alla normalità: lavorare in modo ibrido

La nostra vita ha un ritmo nuovo, diverso ed un po’ in smart working

Ritorno alla normalità: lavorare in modo ibrido

Ciao Smacers!

Siamo a fine Aprile. Il 90% della popolazione italiana ha completato il ciclo vaccinale (https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/) e viene da sé chiedersi se, visti i buoni risultati delle vaccinazioni, lo smart working sia un #trend passeggero o destinato ad affermarsi sempre di più.

#SMACE nasce e vive credendo che sia assolutamente un trend destinato a rimanere e i dati ce ne danno conferma. Dopo due anni di pandemia possiamo dire che la #normalità sta tornando. Una dimensione, però, un po’ differente: si tende a stare sempre attenti. Attenti alle #distanze, il disinfettante per le mani è sempre nello zaino o nella borsa e si indossa la mascherina nei luoghi chiusi. Quando ci troviamo in mezzo alla folla e c’è qualcuno senza mascherina ci fa effetto, giustamente. Molti teatri hanno riaperto le loro porte e sono stati organizzati molti #concerti, #eventi e #manifestazioni. Finalmente, studenti e #lavoratori stanno ritornando alla “normalità”. Ma di che normalità stiamo parlando?

Molte #aziende stanno organizzando il lavoro in modo “#ibrido”, come tanti amano definirlo: si lavora 3 giorni circa in ufficio e 2 da casa. A noi, però, piace essere precisi. Se hai letto il nostro articolo sulla differenza tra tele lavoro e lavoro agile, infatti, la #location da cui lavorare nei giorni di non-presenza, dipende dalle regole della tua azienda.

Il rientro degli impiegati negli uffici sicuramente non andrà a cancellare il lavoro agile. Anzi, si prevede un aumento degli smart worker rispetto ai numeri registrati a Settembre 2021. Riportando i dati raccolti da una ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, si prevedono circa 4.38 milioni di lavoratori che opereranno almeno in parte da #remoto (con quindi un aumento dell’8% rispetto ai risultati passati) di cui 2,03 milioni nelle grandi imprese, 700mila delle PMI, 970mila nelle microimprese e 680mila nelle PA.

La nostra vision, da quando siamo nati è sempre stata migliorare il benessere e la produttività dei dipendenti. Crediamo che il lavoro agile debba essere inteso come best practice per migliorare l’ #employerbranding e la talent attraction/retention. A riprova del nostro pensiero, sempre secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, risulta infatti che lo smart working rimarrà o verrà introdotto nell’89% delle grandi imprese. In queste, si prevede un aumento sia di progetti strutturati che informali legati alla nuova modalità lavorativa.

Si deduce dunque che molteplici realtà e aziende investono e credono nel potere dello smart working. Forse perché questo ha avuto un impatto positivo sulla popolazione? Non dimentichiamoci, infatti, che secondo il 39% dei lavoratori il proprio work-life balance risulta migliorato, il 38% si sente più efficiente nello svolgimento della propria mansione e il 35% più efficace.

I dati da riportare a favore della nostra filosofia sono e sarebbero tantissimi, e tu, sei d’accordo con noi?

Faccelo sapere nei commenti!

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Via i dubbi: smart working vs telelavoro

Due termini spesso usati in modo analogo, ora non più.

Ciao smacers!  

Spesso vengono usati termini come smart-working e telelavoro come sinonimi ma in realtà non lo sono affatto, lo sapete, vero? Per togliere ogni dubbio però, chi siamo noi se non le persone giuste per fare un po’ di chiarezza?!

Sono entrambe delle modalità presenti nel mondo del #lavoro a livello mondiale da molto tempo prima della pandemia. In #Italia, tuttavia, erano poco diffuse e poco conosciute.  

Secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, infatti, prima dell’emergenza sanitaria solamente il 13% delle aziende italiane utilizzava questa modalità di lavoro; ad oggi, invece, solo il 4% non ne usufruisce. Nonostante la testimonianza dei dati c’è però ancora molta confusione sulla terminologia corretta da utilizzare. Forse il #COVID-19 ha portato a qualcosa di positivo. Ha infatti permesso di far capire a molte aziende che lavorare in modo agile è possibile ed anche con un buon risultato. 

Il telelavoro

Il telelavoro è una particolare modalità di organizzazione del lavoro in cui non si lavora dall’#ufficio ma da una postazione definita tra le parti (e può essere a casa, come in un ufficio di #coworking). Una volta stabilita la località però è da rispettare, non si ha la libertà di scegliere da dove collegarsi. Allo stesso modo, la fascia oraria in cui lavorare è predefinita e va rispettata. 

Lo smart working

Lo smart working, invece, è una modalità in cui #flessibilità è la parola chiave. Si lavora per obiettivi e non per ore, si lavora dalle località che ci fanno più “comodo” e ci aggradano maggiormente. Questo per migliorare la #produttività del mestiere, conciliando con esso la vita privata.  

Coesistenza che spesso non viene “accettata” dalle aziende ma permettendo la coesistenza di lavoro e #vitaprivata, la produttività e l’apprezzamento del proprio #impiego aumentano. Il COVID-19 ha permesso alle aziende di comprenderne i #benefici. I propri dipendenti, nonostante fossero a casa con figli, DAD, lavatrici, cucine piene di lasagne e pane preparato nel tempo libero, hanno continuato a lavorare e a impegnarsi per portare avanti l’economia aziendale e raggiungere traguardi. 

E sembra proprio che i risultati positivi del lavoro stiano portando molte realtà lavorative ad accettare questa nuova modalità. Infatti, come riportato dall’articolo di ANSA del 04.04.2022 (link qui), “l’88% delle aziende ha confermato che dopo la data del 30 giugno continuerà la possibilità di lavorare in smart working e da remoto, contro l’11% che ha espresso un’intenzione contraria“. 

Con quest’ultima citazione vi portiamo a riflettere e a lasciare nei commenti il vostro pensiero sul lavoro agile. Ci farebbe molto piacere leggere i vostri punti di vista! 

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Benvenut* in SMACE Café

Notizie in tazzina dal mondo dello smart working

SMACE, Smart Work in a Smart Place, nasce nel 2020 da un’idea di Marta e Andrea, compagni di vita e fondatori della start-up.

“L’idea di SMACE è venuta a me e Marta durante un viaggio in Liguria con weekend di relax e lunedì di #lavoro. Io ero ossessionato da due elementi: pensavo che una crisi come quella legata al COVID dovesse necessariamente portare a grandi cambiamenti e quindi ad opportunità di #business; adoravo lo smart working e la possibilità che dava di lavorare da dove si preferisse. Marta fin da subito, da esperta dell’ambito #HR ha fatto considerazioni fondamentali sull’idea e così abbiamo iniziato insieme il percorso di incubazione.”

Andrea Droghetti

SMACE vuole destagionalizzare il turismo e valorizzare il territorio. Come? Siamo sempre alla ricerca di strutture da inserire nel portfolio con l’obiettivo di creare un ufficio diffuso in tutta #Italia. Garantiamo, per ogni struttura inserita, un’ottima connessione wi-fi ed un servizio di ospitalità pensato ad hoc per i #lavoratori fuori sede: postazione lavorativa, tranquillità, concentrazione, stampante, relax ed attività ingaggianti per il tempo libero.

Ad oggi, SMACE vuole diventare il primo hub delle soluzioni per lo #smartworking diffuso su tutto il territorio. Offriamo un ventaglio di servizi pensati ad hoc per il #lavoroagile: strutture ricettive per la #workation, location per il day-use, collaborazioni con partner strategici e community per eventi.

Passo dopo passo, SMACE è cresciuta. Nonostante la tenera età, ad oggi abbiamo un portfolio di 146 strutture, siamo un #team di 13 persone e lavoriamo tutti in smart working da diverse località italiane.

Ognuno di noi crede fortemente nel progetto e nell’equilibrio che il lavoro agile permette perchè ne siamo testimoni ogni giorno in prima persona; siamo consapevoli che lo stile ibrido di lavorare non è un trend passeggero ma è destinato a rimanere. Vogliamo mostrarvi come lo smart working possa essere un ‘win-win’ per #aziende e chi ne fa parte.

Per conoscerci meglio, vai alla pagina Team.

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